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domenica 13 settembre 2009

AMORE ALLA PRIMA COLPA

AMORE ALLA PRIMA COLPA


Buongiorno di cosa posso essere responsabile?” La tizia mi ha accolto con il solito sorriso del ruolo che le dà la sua divisa grigia. Avevo fissato l’appuntamento da un mese e più, ma non sapevo se quella mattina avrei avuto finalmente qualche croce da buttarle addosso. Ho aspettato che si aprissero le porte e mi sono caracollato dentro senza pensarci. Una volta superata quella maledetta soglia ed entrato nell’ufficio le parole mi sono venute fuori senza alcun intoppo, nessun tartagliare o incespicare o sudare freddo.


Intanto della mia infelicità! E di quella di tutti gli altri!”, “Bene. La devo avvisare però che questa colpa mi è stata già ampiamente consegnata. Anche a nome suo, come ha fatto lei a nome degli altri. Ha qualcosa di meno inflazionato?

L’ho guardata. L’aspetto dimesso, occhiaie, pallida, capelli sporchi… ma ancora in grado di sopportare ben altro. Ho pensato che sanno veramente scegliere bene il personale. Una cosa del genere mi avrebbe ammazzato dopo poche ore, invece quella se ne stava lì da quasi un anno! Ancora in salute e pronta!


Mi ha sollecitato con cortesia, dicendomi che non poteva darmi troppo tempo, che c’era già una fila chilometrica a cui dare sfogo. …gente senza appuntamento che alla prima sollecitazione viene qui e ci rende il lavoro insopportabile. Del resto… siamo qui apposta no?”....


Meno inflazionato… magari originale. Ma che cazzo si può avere di veramente originale per incolpare qualcuno come si deve, a parte qualche cazzata? Ma come ho detto, le parole mi venivano fuori a valanga.

Del mio terrore di lasciarmi andare…”, “Béh, anche questo è molto gettonato…”. “…e della incapacità di godere delle cose belle.

Mi guardava con un che d’insofferenza. Sapevo che era roba comune, ma le sue occhiate di commiserazione non mi intimidivano. “E della mia maledetta voglia di tenermi tutto dentro per cogliere l’occasione di vomitarlo addosso a lei!

Per un istante si è come bloccata. Non capiva se avevo commesso l’errore di confessarle l’imbroglio o se c’era altro. Però sembrava sapesse che non sarei stato così stupido da fregarmi da solo confessando il pretesto per sfruttare il servizio pubblico. Quei due o tre secondi d’incertezza mi hanno ispirato. “E lei è la responsabile assoluta della mia dipendenza da questo ufficio!! Oramai non riesco più a dare colpe ad altri che non a lei.” Ha sorriso. Anche io.

Ho sentito quel benessere indescrivibile che si prova a vomitare addosso a qualcuno le proprie debolezze senza nessuna remora. Quel piacere sublime d’incolpare chiunque tranne sé stessi per ogni deficienza che ci si porta addosso.

Era meglio di quando l’ho fatto con i miei genitori, meglio che con le mie due ex mogli, meglio che con il mio capo, mio fratello, amici di una vita… In quell’istante ho capito quanto quel lavoro fosse straordinario, magico e al tempo stesso maledettamente concreto ed efficiente. Ammettendo la mia dipendenza da lei, dal suo ufficio, mi sono scrollato in un secondo tonnellate di rimorsi. “Per colpa sua ho sbagliato con la mia ex e non l’ho mai incolpata di nulla! Ed ora sono a pezzi per come l’ho trattata bene! Lei è la responsabile assoluta della mia buona condotta!” Avrei continuato per ore se fosse stato possibile, ma i miei cinque minuti erano scaduti e fuori c’era la fila che rumoreggiava. In ogni caso non avevo intenzione di andare via dopo il solito “Grazie! Prendo atto di quanto sia mia la responsabilità se…” etc. etc. e le ho chiesto di venire a cena con me una di queste sere.

Ha sorriso ancora, ma stavolta era diverso. C’era una luce cattiva e vendicativa nei suoi occhi. Una piacevolissima sorpresa. Quell’aspetto da martire mi ha sempre fatto schifo, inibito. Ma è vero che quando ti muovi come il padrone della tua vita è negli angoli più impensabili che trovi le sorprese! Ho subito immaginato le cattiverie che ci saremmo detti prima e dopo scopate infami e violente. “Va bene. Ho il tuo numero, ti chiamo io appena ho finito e fissiamo!


Ci faremo male, lo so. Tanto male!


La fila di fuori è Nik.

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